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Tutti a Porchiano vogliono il comune

A Porchiano del Monte fanno sul serio. Non si tratta di un colpo di solleone, né di un colpo di testa. Rivogliono il comune sul quale vantano un buon diritto. Rolando Andreuzzi, il barbiere del paese, tiene esposto bene in vista un vecchio foglio del catasto dei terreni, intestato – come si vede nella foto – “Comune di Porchiano del Monte”.

“Vogliamo che Porchiano abbia la sua autonomia comunale, se non l’avremo – ci dice – non andremo a votare alle prossime elezioni. Siamo in 24 nel comitato promotore ma dietro di noi c’è tutta la popolazione e ci sostengono con entusiasmo anche quelli di Porchiano che vivono in altre città e regioni. Abbiamo già il sindaco, che per noi potrebbe essere – votato all’unanimità – Gigi Proietti, l’attore e cantante, che ci onora da sempre con la sua presenza nel paese, che gli ha dato i natali. Perché vogliamo l’indipendenza amministrativa? Ma è chiaro: il comune di Amelia ci ha riempito di promesse e non ne ha mantenuta una; c’era un’officina a Porchiano, aveva chiesto l’installazione di un distributore non ha avuto niente, è stata costretta a chiudere. Anche i giovani se ne vanno non vi sono prospettive di sviluppo e di lavoro. La zona attrezzata di Pian dell’Ara l’abbiamo realizzata noi, dal comune c’è venuto solo un po’ di legname”.

Aquilio Venturini, 80 anni ben portati (il papà è morto ultracentenario) interviene: “Abbiamo chiesto un armadio farmaceutico all’Usl non ci hanno neppure risposto; il medico viene due volte alla settimana, siamo abbandonati e anch’io sono d’accordo per non andare a votare se non ci ridanno il comune”. Per Domenico Isidori non vi sono dubbi “Dobbiamo tornare ad essere noi stessi, ad amministrarci da soli; siamo stati sempre traditi, ultima preoccupazione per l’ambiente è l’insediamento dell’azienda Ras Spa, che ospiterà nelle sue stalle oltre mille bovini”. Mauro Romanelli è tra i più decisi: “La storia è con noi; ci devono ridare quello che abbiamo perduto o prestato: infatti non è stati mai ufficialmente soppresso il nostro comune, tanto che arrivano ancora dallo stesso comune di Amelia lettere intestate al comune di Porchiano. Abbiamo il nostro palazzo civico ma soprattutto la ferma volontà di fare da soli. Intendiamo difendere la salubrità del luogo che è la nostra prima ricchezza, non vogliamo inquinamenti, ci rammarichiamo che i politici, molto solerti nel sollecitare i nostri voti, non ci abbiano seguito in questa battaglia per riavere il comune “espropriato” a Porchiano nel 1886-87 (cento anni fa) quando era sindaco Silvio Pannesi”.

(Articolo di Giovanni Chiani, apparso su “Il Messaggero” venerdì 12 agosto 1988, trascritto da Marcello Paolocci)