Porchiano e il Ciborio

Sul numero di maggio 2016 de “Il Banditore di Amelia”, è apparso questo articolo di Aldo Perelli, che riportiamo integralmente.

Grazie professor Lucci, il suo articolo su “Il Banditore di Amelia” del mese di marzo 2016 (Sommossa popolare a Porchiano), mi ha permesso finalmente di conoscere la storia un po’ misteriosa di questo manufatto marmoreo.
L’interesse e la curiosità verso questa presenza, risalgono all’inizio degli anni Cinquanta, quando fanciullo con fede e passione facevo il chierichetto.
Quell’oggetto abbandonato in una stanzetta chiusa e buia nella Chiesa Parrocchiale, destava in me particolari e misteriose sensazioni. Negli anni a seguire, di tanto in tanto, ho sempre voluto accertarmi se fosse ancora al suo posto, temendo forse che per qualche oscuro o giustificabile motivo, avesse preso il “volo”.
La certezza del suo valore storico, artistico e religioso, ha risvegliato in me vecchie sensazioni premonitrici. Già da allora percepivo che era qualcosa di importante, e non so spiegare perché, provavo un po’ di strana gelosia.
Sapere che quello scrigno ha custodito secoli e secoli di preghiere, di fede, di segreti e sentimenti paesani, non fa che emozionarmi.
A riguardo, professor Lucci, non condivido l’ipotesi di destinarlo in un museo. Forse Amelia ha rinunciato al suo Germanico, o Riace ai suoi Bronzi?
Un’attenta ricollocazione nella Chiesa Parrocchiale sarebbe importante riferimento, per la riscoperta della storia laica e religiosa di Porchiano.
Vivo questa inaspettata riscoperta con un po’ di apprensione, in quanto in paese non percepisco quella fede e determinazione che traspare in ciò che accadde nell’anno 1896.
Osservando e considerando le vicende paesane negli ultimi decenni, non posso che essere pessimista. In questo periodo, non poche sono le testimonianze storiche (materiali e immateriali) che sono andate perse. Il paese sta lentamente perdendo la sua identità e, come nell’anno 1896, non c’è rimasto che il Ciborio.
Questa presenza, anche se dimenticata, inconsapevolmente è rimasta nella memoria popolare porchianese, così tanto che in paese alcuni detti come “Se so’ magnati pure ‘l Cibborio!” o “Cianno portato via pure ‘l Cibborio!”, sono ancora in uso e frequentemente citati.
Nel suo articolo, Lei fa riferimento anche alla volta della Chiesa Parrocchiale dipinta in tempo antico, come il cielo stellato; ebbene, più testimoni raccontano che quella volta fino agli anni Cinquanta era ancora dipinta di turchino e con piccole stelle dorate.
Si spera che tutto sia stato ricoperto con semplice imbiancatura, nelle varie ristrutturazioni a cui la Chiesa fu sottoposta intorno a quegli anni.
E’ anch’essa opera del Piermatteo? Considerato che nella stessa chiesa esiste anche un affresco (Madonna con Bambino) a lui attribuito, l’ipotesi, con le dovutte cautele, non sarebbe da scartare.
Se così fosse, riprendendo l’articolo del dottor Spagnoli, sul Banditore del mese di gennaio 2016, dal titolo “Una volta stellata… anzi due”, si dovrebbe correggere con “Una volta stellata… anzi tre”!
A proposito di stelle… al dott. Spagnoli farà piacere sapere che le stelle, dipinte nella volta della chiesa di Santa Elisabetta (ora intitolata a Santa Lucia) in Amelia, erano più grandi di quelle in Porchiano.
Accanto all’articolo “Sommossa popolare a Porchiano“, a pagina 6 del Banditore di marzo 2016, c’è anche quello relativo a Sambucetole: “Sambucetole ha inaugurato le sue opere d’Arte”.
Con un po’ di celata invidia, mi congratulo con loro, perché è veramente magnifico ciò che sono stati capaci di realizzare.

san_simeone

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