Chiesa di San Simeone

Al centro del paese si trova la chiesa parrocchiale dedicata a san Simeone V. M. primo Vescovo di Gerusalemme, dopo l’apostolo Giacomo il Minore.
Non si conoscono notizie storiche precise, tranne alcune citazioni nelle Rationes Decimarum per gli anni 1275-1279. Il Sella denuncia origini medioevali, pur avendo subito rimaneggiamenti sia all’interno che all’esterno.
La semplice facciata a campana, in blocchetti di pietra, ha di lato un alto campanile medioevale, ma la parte finale è stata aggiunta successivamente, e in essa si aprono due bifore e una monofora.
L’interno è a tre navate, la centrale coperta di volte a botte, la laterale da volte a crociera.
Le colonne sono tozze e dividono la navata centrale da quella di destra.
Le due colonne tozze presentano capitelli medioevali, mentre la terza è di materiale romano reimpiegato.
A divisione della navata sinistra sono grossi pilastri di malta, molto probabilmente risalenti al secolo XV, cioè all’epoca in cui la chiesa venne rimaneggiata. Su una delle colonne di malta è un affresco rappresentante S. Antonio abate (1500), e indica l’epoca in cui sono state create le altre due navate.
L’abside esternamente risulta essere originale in base alla muratura in blocchetti di pietra disposti con regolarità.
I santi raffigurati nell’abside sono: San Simeone, protettore e titolare della parrocchia, Beata Lucia e Giovanni Bufalari, agostiniani nativi di Porchiano.
Nella navata di sinistra, ove è il fonte battesimale, nella parete è un affresco attribuito a Pier Matteo di Amelia.
Al primo capitello compare un albero con foglie, una figura che tiene una palmetta con la destra e una serpe con la sinistra. E’ interessante trovare in questa chiesa capitelli ricchi di elementi simbolici, anche se non hanno una continuità.
Il primo capitello è posto su una colonna rozza che forse non apparteneva al capitello. Si può notare un’aquila che con le ali divide il secondo e terzo lato; al di sotto un serpente (e il serpente ritorna spesso) ha le fauci aperte ed è disteso. Vi è un asino dalle caratteristiche orecchie ed un alberello.
Nel secondo capitello si trovano elementi a petali con croci centrali, un animale con una croce che sembra uscirgli dalla bocca, un albero che si divide in tre rami, un’aquila sullo spigolo.
Il primo capitello è senza dubbio opera di un artista di qualità migliore rispetto al secondo che sembra sia di un allievo.
La terza colonna ha simboli cristiani: il cervo e la patena.
Nell’inventario redatto dall’arciprete di Porchiano Marco Franconi in data 1 maggio 1771 si legge: “A mano sinistra dell’altare maggiore vi è l’altare nel quale si conserva una pietra delle cinque bagnate dal sangue prodigiosamente stillato dalle Specie Eucaristiche nel celebre miracolo avvenuto in Bolsena l’11 agosto dell’anno 12632.
Monsignor Giuseppe dei conti Vespignani, vescovo di Orvieto, afferma” “…in Bolsena oltre l’altare rimasero cinque lapidi asperse dal sangue prodigioso delle quali una fu poi concessa alla Villa di Porchiano nella Diocesi di Amelia, ed in quella chiesa è venerata”.
Per l’insistenza di L. Luzi arciprete di Lugnano, nel 1932 l’altare fu restaurato dal parroco dono Giuseppe Zappetelli con un paleotto in travertino opera dell’artista Tullio Tessicini e la reliquia fu ricoperta con una lamina in fero battuto.
Sopra è rimasta una cornice originale in pietra ove è scritto: “Sanguis Christi et Reliquiae Sanctorum. Anno MDLXXIIII Rob. Strad.” (anno in cui la reliquia fu portata a Porchiano.
Roberto Strada, parroco di Porchiano, supplicò il vescovo di Amelia Bartolomeo Farrattini, padre conciliare al Concilio di Treno, perché intervenisse presso il vescovo di Orvieto Simoncelli per avere qualche reliquia di Santa Cristina ed una pietra del miracolo eucaristico. In data 10 maggio 1574 le reliquie donate dal Capitolo di Bolsena pervennero a Porchiano, ove sono venerate.